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Intermeeting
È noto che la complessità dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva Cardiologica sia aumentata nel tempo. Allo stesso modo il crescente rapporto tra efficacia e sicurezza dei trattamenti ha aperto la possibilità di approcciare pazienti sempre più fragili. Il questo contesto di crescente complessità e frequente fragilità in cui quotidianamente siamo chiamati ad operare prendendo decisioni talora non semplici, si inserisce il controverso e non sempre facilmente comprensibile dialogo tra cuore e cervello. Un dialogo che passa attraverso l’influenza del sistema nervoso autonomo sulla regolazione della funzione miocardica; attraverso il danno neurologico che può essere elemento principale della sindrome post-arresto cardiaco; attraverso la possibile coesistenza di patologia ischemica acuta; attraverso la necessità di somministrare farmaci che espongono al rischio di un evento cerebrale; attraverso la controversa valutazione di come prevenire la ricorrenza di eventi neurologici.